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Massimiliano Altobelli, Investigatore Privato a Roma, autorizzato dalla Prefettura dal 1995, svolge personalmente indagini con l'ausilio della più moderna tecnologia investigativa, fornendo al committente prove legalmente valide. Consulenze e Preventivi gratuiti 24/24 - 7/7. Tel.: 336.340.007 http://www.maximedetective.net

domenica 22 luglio 2018

Assegno di divorzio, ora più equilibrio. Ma cresceranno i tempi per definire le cause.






Dopo una lunga carriera (circa venticinque anni) da Investigatore Privato, posso tranquillamente affermare che che una delle attività dell' Investigatore Privato è proprio quella di verificare l'attività lavorativa e/o patrimoniale dell' ex coniuge del Cliente, al fine di riuscire ad avere una revisione dell' assegno di mantenimento da versare. 

Spesso, sentendo le storie dei Clienti e soprattutto di quanto versavano di mantenimento ai rispetivi ex coniugi, rimango basito. 

Nella maggiorparte dei casi vi è una disparità patrimoniale tale che il pensiero stesso della separazione fa sì che, se in coppia si è benestanti, da seperati, grazie all'aiuto dei genitori o di parenti e amici, si riesce a tirare avanti. 

Come Investigatore Privato posso solo che giudicare corretta l'analisi fatta dallo Studio Legale Bernardini De Pace, soprattuto quando afferma che sia i Giudici, che gli Avvocati, avranno udienze molto più impegantive per accertare il reale stato patrimoniale e l'eventuale squilibrio tra i coniugi, al fine di valutare correttamente il valore dell'assegno di mantenimento. 

Tutto quanto ciò non fa altro che rimarcare l'importanza e il ruolo che un Investigatore Privato professionista ha in tutta la fase istruttoria. 

Una corretta e seria attività d'Indagine e la relativa Relazione Tecnica che l'Agenzia Investigativa produrrà per il Cliente, sarà un ottima carta da giocare nelle mani esperte di un ottimo Avvocato al fine di far valere e difendere un prorpio diritto in Tribunale. 

Ecco perchè sono a rimarcare, ancora una volta, il concetto fondamentale di affidarsi solo e unicamente alle mani esperte di una Agenzia Investigativa con regolare licenza Prefettizia, è l'unico modo per tutelare Voi stessi e il Vostro futuro.







Assegno di divorzio, ora più equilibrio. Ma cresceranno i tempi per definire le cause.


La formulazione della Cassazione è attenta alla dignità dei coniugi. Il "divorzio breve" diventa però un'utopia: sarà necessaria una attenta istruttoria per stabilire il quantum dell'assegno.

Colpo di scena delle Sezione Unite della Corte di Cassazione: con la sentenza n. 18287/2018, la Corte ha finalmente preso una  chiara e, forse, definitiva posizione sulla dibattuta controversia dell'assegno divorzile. Il dibattito era stato inaugurato lo scorso anno dalla rivoluzionaria sentenza cd. Grilli (n. 11504/ 17) - seguita dalla nota vicenda "Berlusconi-Lario" - che aveva sostituito, ai fini dell'attribuzione dell'assegno di divorzio, al consolidato parametro del "tenore di vita goduto in costanza di matrimonio" quello "dell'indipendenza o autosufficienza economica" dell'ex coniuge richiedente, sulla base dell'assunto che sposarsi è "un atto di libertà e autoresponsabilità".

Al cambio di rotta della Corte avevano poi fatto seguito numerose sentenze, nei fatti fortemente lesive del coniuge debole (solitamente la moglie), dal momento che gli ex coniugi venivano considerati, dopo il divorzio, come individui singoli, a prescindere dalla comune storia familiare e personale
Il Procuratore Generale della Cassazione, il 10 aprile 2018, facendosi portavoce delle preoccupazioni della parte debole, aveva quindi proposto di rispristinare il criterio del tenore di vita.

Le Sezioni Unite, risolvendo il contrasto giurisprudenziale, hanno riconosciuto all'assegno di divorzio la funzione assistenziale, ma nello stesso tempo compensativa e perequativa, sul presupposto che i principi costituzionali della pari dignità di genere e della solidarietà debbano caratterizzare la storia matrimoniale anche dopo lo scioglimento del vincolo.

Anni luce dunque dal severo e rivoluzionario pensiero della Prima sezione civile che, invece, riteneva estinto il rapporto matrimoniale; non solo sul piano personale, ma anche su quello economico-patrimoniale.

Il Giudice, se vorrà attribuire l'assegno, dunque, dovrà tener conto del "contributo fornito dal richiedente alla conduzione della vita familiare e alla formazione del patrimonio comune e personale di ciascuno degli ex coniugi in relazione alla durata del matrimonio e all'età dell'avente diritto".

Applicare, infatti, indistintamente a tutti il criterio dell'autosufficienza economica sarebbe - a giudizio della Corte - "foriero di gravi ingiustizie sostanziali", in particolare per quei matrimoni di lunga durata ove il coniuge più debole, che ha rinunciato alle proprie aspettative professionali per assolvere agli impegni familiari, si trova costretto a mutare radicalmente le proprie condizioni e abitudini di vita.

Il criterio composito così individuato dalla Corte, fondato sulla concretezza e molteplicità dei modelli familiari attuali, consente pertanto di valorizzare finalmente i sacrifici del coniuge debole, tenendo anche ovviamente conto degli anni di durata del matrimonio. Naturalmente questi principi devono valere anche per le unioni civili.

Credo che le Sezioni Unite abbiamo fatto un buon lavoro nel ridare dignità a ciascuno dei coniugi; credo anche però che sia i giudici, sia gli avvocati, avranno molte più udienze, e molto più impegnative, per la necessità di accertare, con una più che diligente istruttoria, e lo squilibrio patrimoniale e il contributo prestato dal coniuge richiedente l'assegno. Con buona pace del cosiddetto divorzio breve.

* studio Bernardini De Pace

fonte: repubblica.it


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